La scopertura del monumentino in via Brigata Cadore. A sin. Federica Cappelletti con una figlia e il primogenito di Rossi, a destra sindaco Maroso e assessora Favaro.
di Claudio Strati
Lo chiamavano “maracanà” per consuetudine, ora ha un nome ufficiale. Lo stadio di Cassola a San Giuseppe, in via Brigata Cadore, dove si allenano i marconiani, si chiama dal 30 settembre 2023 “Stadio comunale Paolo Rossi“. L’intitolazione, voluta dall’amministrazione, si è svolta con le autorità locali e la presenza di Federica Cappelletti, moglie del campione scomparso, accompagnata dalle figlie e dal primogenito di Pablito. Federica ha un incarico di responsabilità in Federcalcio per il calcio femminile.
Lo sport e i sogni da coltivare
L’assessora Marta Favaro e il sindaco Aldo Maroso hanno aperto la breve cerimonia, ricordando la figura di Paolo Rossi e i mitici tre gol al Brasile nella partita di svolta del mondiale ’82 in Spagna. Federica Cappelletti ha raccontato che Paolo era essenzialità, famiglia, valori. «Mi fa piacere vedere tante persone qui per lui. Mi rivolgo anche ai ragazzi presenti, che Paolo aveva a cuore e a cui avrebbe voluto restituire qualcosa di quanto aveva ricevuto. Raccomandava sempre di inseguire il loro sogno». La moglie di Pablito ha anche ricordato che nella carriera di Paolo Rossi ci sono stati, come noto, momenti difficili, superati a partire dal famoso Mundial. Poi la benedizione dell’impianto da parte del parroco don Stefano Caichiolo, che ha sottolineato il valore di tutti gli sport. Quindi gli interventi di Patrick Pitton della Lega Calcio Veneto e Roberto Apo Ambrosi, cantante, amico di Paolo, oste a Marostica. Una cerimonia molto calciofila, ma anche traslata sul valore dello sport in generale, grazie proprio a una frase di Rossi affissa all’entrata dello stadio che ricorda come sia giusto seguire e favorire i sogni dei ragazzi. Quel sogno che proprio lui, ha ricordato Cappelletti, ha inseguito iniziando nei campetti degli oratori, dove le porte si facevano tra due piante di ulivo o con dei sassi.
Spazi per l’atletica: stadio a doppia disciplina
Si è quindi passati ad inaugurare l’ampliamento degli spogliatoi, che vede un locale da destinare a segreteria per il GS Marconi, atteso diciamo da vent’anni, con due spogliatoi annessi, uno dei quali da finire. Sicuramente spazi estremamente importanti che già nei primi giorni di utilizzo, ad arredo non ancora completato, sono stati utili per delle riunioni organizzative. Personalmente ho avvicinato Federica Cappelletti, dandole il benvenuto dal gruppo di atletica del Marconi e presentandomi come il presidente di questa bella società che ha dato finora otto atleti alla maglia azzurra e che da anni nello stadio celebra il Mennea Day, ricordando il più grande atleta italiano così come Rossi è il più grande calciatore. Ha fatto piacere ricevere i complimenti di Federica, molto interessata al fatto che qui a Cassola si organizzi una delle giornate pro Mennea in Italia, portando come testimonial alcuni tra i più grandi campioni azzurri. Noi pensiamo, piccolo suggerimento, che sia giusto anche “completare” il piccolo angolo dedicato a Paolo Rossi con una semplice tabella che ricordi che l’impianto è dedicato a calcio e atletica.
La breve chiacchierata con Federica Cappelletti (foto di Giancarlo Ceccon, grazie mille)
Pablito, il nomignolo uscito dalla penna di Lago
A lei, che è una collega giornalista, ho detto che da giovane ero un assiduo lettore della carriera di Paolo Rossi e del Real Vicenza, soprattutto “nutrendomi” degli articoli di Giorgio Lago, grande inviato dello sport del Gazzettino. Allora il calcio mi piaceva, al contrario di quello di oggi, ai vertici, tutto basato sul business. Fu proprio Lago (e Federica lo ha confermato) che coniò il nomignolo di “Pablito”, poi divenuto popolarissimo, a riassumere la classe anche un po’ sudamericana di un giocatore intelligente, visionario in campo come nessun altro, opportunista e artista al tempo stesso. Nei tempi successivi Lago fu il mio direttore al Gazzettino per una quindicina d’anni. A Federica ho rubato qualche minuto (grazie per la pazienza) dedicato a un gol che mi è rimasto da sempre impresso a Genova, in un Genoa-Vicenza finita 1-2. Una partita che vide i tifosi genovesi alla Favorita restare sbalorditi dal gioco di Rossi e del Vicenza, applaudendoli a piene mani.
Quel gol leggendario alla Favorita: guarda dopo il 30° secondo
Un gol spettacolo nato da un lancio spiovente dalla posizione di mezzala sinistra, forse fu di Faloppa o del liftato Cerilli, verso Pablito lanciato molto più avanti verso il centro dell’attacco. Rossi colse con la coda dell’occhio l’arrivo di quella palla dal cielo, alle sue spalle, correndo veloce verso l’area e calcolando perfettamente l’impatto: il pallone gli scese di fronte, e in velocità lo colpì al volo di collo destro spedendolo nell’angolino basso più lontano della porta. Una classe e un’eleganza infinite. Un paio d’anni fa ho trovato lo scritto di un tifoso genovese, che ha raccontato che da bambino, quel giorno, era andato allo stadio per tifare i rossoblù con il padre. Ma i due accesi tifosi genoani restarono ammaliati dal gioco di Rossi e del Vicenza, e l’intero stadio quella domenica tributò il giusto omaggio al n. 9 e a tutto il team biancorosso.