Il sito del Gruppo Sportivo Marconi di Cassola
Affiliato FIDAL cod.VI632 - Centro Avviamento allo Sport CONI cod.WVIA0293

H O M E
C H I    S I A M O
L E    N O T I Z I E
C L U B    A M I C I
Meeting Atletica & Simpatia
Giocatletica e Campestre a staffetta
l'archivio delle news
risultati & statistiche
l'album delle fotografie

Cosetta Campana: vent'anni con l'atletica
e la magica finale di Los Angeles 1984

Lo sport, la corsa, l'atletica, nel sangue. Cosetta Campana, di San Nazario in Valle del Brenta, all'atletica leggera ha dato tutto: la passione, l'impegno, l'entusiasmo. E ha anche ricevuto tanto: soprattutto l'emozione, il carattere, un'avventura vicina al sogno. Oggi l'infermiera professionale che lavora all'Ulss n. 3 del Veneto con lo sport ha sempre un rapporto preferenziale: quando può va a correre, sfreccia in bici, fa sci di fondo, cammina in montagna. Attività all'aria aperta, che predilige. Il tempo è poco, gli impegni di lavoro e familiari, di mamma, sono molti, ma qualche ritaglio lo si trova. E dà anche una mano al nostro Gruppo Sportivo, per farlo conoscere.
Molto alta, una cascata di capelli biondi, è stata una delle più forti quattrocentiste azzurre, con un personale di 52"93 che, in quegli anni, tra gli Ottanta e i Novanta, non era tanto lontano dal record italiano. E a Los Angeles 1984 corse la finale della staffetta 4x400 classificatasi sesta (con Patrizia Lombardo, Marisa Masullo ed Erica Rossi) siglando un 3'30"82 che fu record italiano, capace di resistere qualcosa come undici anni.
> Come hai cominciato?
Le prime gare furono alle scuole medie, ricordo un 80 metri dei Giochi della Gioventù, a San Nazario, organizzati sulla strada del paese, davanti alla scuola! E una campestre intorno al campo sportivo. Si vedeva che andavo fortino, e io non mi risparmiavo. Ad esempio, ancora a 14 anni, salivo dal paese fino al Col Moschin, sul Grappa, a 1200 metri d'altezza, su sentieri molto ripidi. E poi giù di corsa fino a valle. Poi nei primi anni delle magistrali a Bassano, sempre ai Giochi studenteschi, pur senza allenamento vincevo tranquilla i 300 metri. Mi avvicinai all'atletica intorno ai 15 anni, più tardi di quello che si fa oggi. E tutti i giorni andavo al campo di Santa Croce, allora era l'unico in zona. Sono stati anni duri, spesso scendevo col treno (o trovavo un passaggio in auto), mi facevo tutta la strada a piedi per andare all'allenamento, e la sera tornavo in stazione. Ricordo che poi iniziai il corso di infermiera professionale, che durava da mattina a sera. Tanti sacrifici. Allora avevo un po' di tempo solo la sera dopo cena, andavo a correre al campo sportivo, mentre si allenavano i calciatori.
> Però anche soddisfazioni.
Certo. Da junior vinsi il titolo regionale assoluto sui 400. La mia è stata una carriera intensa, culminata in due titoli italiani nei 400, nel 1986 e nel 1992, più un altro al coperto. E con ben nove medaglie d'argento agli Italiani! Ho corso anche i 100, ho fatto un 11"6, e i 200, sui quali avevo un 24"89: ma per la velocità pura mi mancava la partenza bruciante dai blocchi. E mi sono cimentata anche negli 800. Però il pezzo forte restava sempre il giro di pista.
> Quello che ti ha portata ad Olimpia.
Sai che la maglia della finale olimpica ce l'ho a casa, con il pettorale ancora attaccato su? La misi per la finale, poi la tolsi e la ripiegai. È ancora lì, come un cimelio. A me toccava la seconda frazione della 4x400, quella più lunga, quando si lascia la corsia e ci si porta alla corda. Dovevo consegnare il testimone alla Masullo, la più forte d'Italia in quel periodo. Mi regalarono una maxi foto del momento in cui le passavo il testimone, anche quella è un ricordo vivo! Conquistare le Olimpiadi fu faticoso. Bisognava gareggiare sempre, dimostrare ad ogni gara di essere forte e in forma. Però è stata un'occasione irripetibile, un sogno toccato con mano che auguro a qualsiasi ragazzo o ragazza. Si cominciò ad entrare nel "giro" preolimpico già un anno prima, con raduni in Senegal e a San Diego, in California. Tutto molto bello per una giovane!
> Tanti anni di atletica!
Eh sì, tanti. Quasi venti, dal '77 al '95. Ho smesso a 35 anni. Ripeto, anni irripetibili, ma duri: non c'erano impianti vicino a casa, nemmeno due corsie, spesso mi allenavo da sola, su terreni i più disparati. Papà Ferruccio era orgogliosissimo, mamma Eli anche ha seguito passo passo la mia carriera. È stata un'avventura che ha coinvolto tutta la famiglia!
> E lo sport oggi, come lo vedi?
Ce n'è tanto, forse troppo. Troppa offerta, troppe discipline. I giovani penso siano un po' disorientati. Io comunque sono convinta che la cosa migliore rimangano sempre le discipline all'aria aperta. E quelle individuali come l'atletica, nella quale ciascuno si misura con se stesso, vede i suoi miglioramenti, si appassiona alle sue specialità. In un contesto comunque di gruppo, di amicizia. Un giovane però così impara a diventare responsabile di se stesso, è una lezione importante anche per la vita. Nei giochi di squadra a volte si rischia di non poter dare il massimo e di non realizzarsi, ad esempio se l'allenatore non ti dà la giusta valutazione all'interno del team. Ai ragazzi consiglio di fare comunque sport con impegno, è la cosa più intelligente per il tempo libero.

Cassola (Vicenza, Veneto, Italy), febbraio 2008

Leggi: Conosci le Olimpiadi. Con Cosetta Campana

la home page
chi siamo (e dove)
notizie & articoli
il club degli amici